Manierismo

Tale denominazione viene applicata all’arte fiorita nel periodo intercorrente tra il pieno Rinascimento ed il primo affacciarsi delle concezioni barocche, ossia, all’incirca, dal 1520 al 1600. Nel suo primo stadio, il Manierismo rivelò una certa opposizione - in nome d’una fantasia intellettualistica - ai canoni classici della pro porzione, della simmetria e della prospettiva implicite nell’arte rinascimentale matura. Nella seconda metà del Cinquecento, andò invece accentuando il proprio carattere celebrale e, insieme, esaltò dei valori decorativi che gli assicurarono il favore delle corti. Si diffuse con estrema fortuna in Francia, dove re Francesco I assunse alcuni artisti italiani per la decorazione del castello di Fontainebleau, mentre artisti fiamminghi e olandesi, giunti a Firenze, Roma e Mantova (uno dei maggiori centri di fioritura del Manierismo), assimilarono questo stile e lo importarono nei loro paesi. Tra i maggiori manieristi vanno ricordati il Rosso, il Primaticcio, il Pontormo, il Parmiggiano, Giulio Romano, Benvenuto Cellini, Giorgio Vasari, il Tintoretto, El Greco, ma colui la cui ideale azione ne costituì lo stimolo e il punto di partenza, sebbene ne trascendesse i limiti e rappresentasse lo stimolo dell’estremo Rinascimento dapprima e quindi la crisi di coscienza scaturita al Concilio di Trento, fu il grande Michelangelo.